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NOLE E SASCHA PER UN PRIMATO
Finali: Halep favorita su Svitolina

Questo contenuto è stato pubblicato 7 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

C’è una certa suggestione nell’approcciare la finale degli Internazionali BNL d’Italia. 10 anni fa, quando non aveva ancora compiuto 20 anni, Novak Djokovic raggiunse la sua prima finale in un torneo Masters 1000, a Miami. Finì col vincere, superando nettamente Guillermo Canas. Oggi tiene a battesimo la prima finale di Alexander Zverev, il Golden Boy del tennis mondiale. Classe 1997, ha compiuto 20 anni qualche settimana fa e sembra il più credibile erede di Nole. “Sascha” è già quarto nell’ATP Race, segno che il suo obiettivo stagionale potrebbero essere le ATP World Tour Finals di Londra, e non solo le Next Gen Finals di Milano. Oltre a un tennis robusto, costruito in famiglia con i consigli di papà e gli aiuti del fratello, impressiona per l’incredibile maturità. E’ maturo sul campo, nelle scelte, nei comportamenti e nel modo di rispondere ai giornalisti. Sembra costruito per vincere, come gli è capitato in 12 delle ultime 13 partite, con l’unica sconfitta nei quarti di Madrid, per mano di Pablo Cuevas. Eppure partirà sfavorito, inevitabilmente, contro il numero 2 ATP che sembra aver improvvisamente ritrovato se stesso. Nessuno, davvero nessuno, pensava che potesse massacrare in quel modo Dominic Thiem. Batterlo sì, lasciargli un game no. Invece ha tirato fuori una prestazione-monstre, paragonabile a quelle del 2015, quando non aveva avversari. Di Nole ha impressionato l’incredibile concentrazione, il desiderio di non lasciare neanche le briciole al suo avversario, come se volesse ricacciare in gola degli addetti ai lavori tutte le critiche ricevute in questi mesi. In assenza di precedenti, e con un Djokovic così ancora negli occhi, è inevitabile considerarlo favorito. Un singolo match non può rappresentare una sentenza, però Djokovic sembra avere le armi per disinnescare il gioco potente e completo di Zverev, che però è ancora un po’ acerbo e lo ha dimostrato, per esempio, a Monte Carlo, dove ha raccolto appena due game contro Rafa Nadal. Il fattore esperienza potrebbe essere amico di Djokovic, che però ha detto di nutrire grande rispetto per Zverev. “Sta giocando un grande tennis, sulla superficie che, pensavo, era la meno adatta a lui, ma ha dimostrato che eravamo in molto a sbagliare. E’ in gran forma, ha 20 anni e tutta una carriera davanti. Posso capire quello che sta provando ora, sono stato nei suoi panni, so quanto ci si sente prima di giocare la tua prima grande finale. E’ un ragazzo simpatico, mi piace, l’ho visto crescere. Conosco suo fratello perché siamo cresciuti insieme. E’ divertente tornare a 10-12 anni fa quando era solo un ragazzino che ci girava intorno con la sua racchetta e adesso gioca la sua prima grande finale. Merita di esserci, ma farò in modo che domani il trofeo non finisca nelle sue mani. Almeno, ci proverò!”Dovesse vincere il serbo, sarebbe il 31esimo Masters 1000 in carriera, occasione per staccare di nuovo Rafa Nadal. In caso di successo di Zverev, diventerebbe il più giovane di sempre a vincere un torneo Masters 1000. Tenendo conto che oggi il primato appartiene a Marin Cilic, classe 1988, suonerebbe con una profonda bocciatura per tutti i giocatori nati in quesi 9 anni di buco. Non a caso, qualcuno ha parlato di “Lost Generation”. Poi, però, è arrivata la “Next”…

HALEP – SVITOLINA
E’ fin troppo facile individuare la favorita per la finale femminile. Tutto sembra apparecchiato, imbandito, per la vittoria di Simona Halep. La rumena, numero 4 WTA, ha vinto 26 degli ultimi 30 match su terra battuta. Visto che due delle quattro sconfitte sono arrivate contro Laura Siegemund a Stoccarda, dove le condizioni sono molto particolari, il dominio è ancora più marcato. A costo di essere banali, la parola chiave è “fiducia”. La Halep trasmette sensazioni positive a ogni colpo, ogni game, ogni set. Il suo tennis sa essere, allo stesso tempo, muscolare e leggero. Dovrebbe essere sufficiente per avere la meglio contro la Svitolina, per quanto l’ucraina arriverà più fresca all’appuntamento in virtù del ritiro di Garbine Muguruza, arresasi a un dolore al collo dopo appena 22 minuti. A dire il vero, le due hanno impiegato lo stesso tempo per arrivare in finale: 5 ore e 54 minuti la Halep, 5 ore e 57 la Svitolina. C’è un solo precedente: nel 2013, al Tournament of Champions di Sofia (torneo abolito e sostituito da un altro evento, a Zhuhai), fu un rapido 6-1 6-1 per la rumena. Ma era l’anno d’oro di Simona, mentre Elina era ancora una teenager. Insomma, vale e non vale. E’ difficile anticipare il match sul piano tattico, poiché le due adottano un tennis abbastanza simile. Cercheranno entrambe di prendere in mano lo scambio, trovare la giusta aggressività e tirare il colpo vincente, o magari costringere l’avversaria all’errore. E probabilmente avrà la meglio la Halep perché si trova più a suo agio con le scivolate. In effetti, sembra nata per giocare sulla terra battuta, mentre la Svitolina predilige i campi duri. Lo ha ammesso anche dopo le semifinali: “La terra è una superficie dove ho bisogno di adattarmi, perché può essere molto dura sul piano fisico e creare problemi al corpo. Sulla terra si scivola, ed è davvero strano. A volte si provano emozioni strane. Insomma, devo essere preparata al 100%. Detto questo, mi piace giocarci, però a Madrid ci ho perso al primo turno…ed è stato triste”. Insomma, tutto fa pensare che il trofeo finirà nelle mani d’allieva di Darren Cahill. Curiosità: si tratta di una sfida tra due ex vincitrici del Roland Garros Junior (la Halep vinse nel 2008, la Svitolina nel 2010). Comunque vada, saranno tra le favorite anche tra qualche settimana, a Bois de Boulogne . Ma nel torneo vero.

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