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Report delle partite

Berrettini, cuore di campione

Matteo Berrettini (foto Sposito)

Questo contenuto è stato pubblicato 3 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Cielo grigio su, cuore grande giù. Di fronte a diecimila sedie vuote, in cui si specchia il cielo di Roma che promette pioggia, Matteo Berrettini si porta la mano sul petto e la agita tre volte. Ha vinto d’orgoglio e carattere contro Nikoloz Basilashvili, 4-6 6-2 6-4, nonostante la stanchezza dopo il trionfo a Belgrado e la finale a Madrid. Ha vinto con la tenacia e la forza di volontà, rifiutando l’idea di perdere, tirando fuori il massimo da quel poco che il fisico gli consentiva.

Lui giocava bene, è stato molto continuo, senza cali. Ha fatto una partita di alto livello. Io sono rimasto lì con la testa. Mi sono scavato dentro, ho tirato fuori tutto quello che avevo con una mentalità molto buona” ha detto dopo la partita.

Al secondo turno, affronterà John Millman, il resistente australiano numero 42 del mondo che a Roma non è mai oltre il secondo turno nelle due partecipazioni finora. Molti lo ricordano per la rimonta subita contro Roger Federer dall’8-4 nel tiebreak del quinto set all’Australian Open del 2020. Il trentunenne di Brisbane giocherà la sua ventesima partita contro un Top 10: finora ne ha vinta solo una, sempre contro Federer allo US Open del 2018. “Con Millman non ho mai giocato, non mi ci sono mai nemmeno allenato. Sta molto bene, visto che ha battuto Lajovic sulla terra. So che tipo di giocatore è: è un gran lottatore, molto tenace“.

Gioiscono anche i genitori, presenti come nelle finali di Belgrado e di Madrid, dentro il Centrale vuoto che gli ha messo un po’ di tristezza. Ma la vittoria di oggi, al contrario, ne rinforza la gioia e l’ambizione. “Ho sempre detto che mi sento un Top 10, perché quello che ho ottenuto non me l’ha regalato nessuno – ha ribadito -. Oggi ho dimostrato che il tennis non è solo una questione di colpi. In queste situazioni, l’energia che uno mette e il modo di approcciare le difficoltà contano di più”.

Si vede comunque un Berrettini in evoluzione tecnica, che per il futuro apre anche alla possibilità di un ricorso meno occasionale al serve and volley. “Credo sia una cosa importante da aggiungere al mio arsenale, potrà essere una variazione buona per mettere in difficoltà i miei avversari” ha spiegato.

Berrettini deve subito inseguire. Cede il break al terzo game e la sfida si mette in salita contro il georgiano, uno dei tre giocatori ad aver vinto due titoli ATP nel 2021.

La velocità degli scambi aiuta l’azzurro, che meno di 48 ore fa giocava la sua prima finale in un Masters 1000 a Madrid. Berrettini si carica, si incita, si avvicina al campo e cancella lo svantaggio (3-3). Ma l’effetto dura poco. Il numero 9 del mondo mette in campo il 36% di prime di servizio nel primo set. E’ il primo segnale, ha spiegato, delle giornate in cui non è al meglio.

Basilashvili, che pure ha battuto solo una volta un Top 10 sulla terra rossa, di conseguenza aggredisce in risposta, soprattutto con il rovescio diagonale quando il romano serve da sinistra. Berrettini si ritrova troppo presto addosso una palla non semplice da cercare e subisce un immediato controbreak.

Il georgiano gioca più vicino al campo, serve forte, colpisce piatto e profondo. Comanda il gioco, di diritto mira soprattutto alle righe laterali per far correre l’azzurro, e chiude il primo set 6-4 con 13 vincenti a 6. In tribuna, Vincenzo Santopadre scuote la testa.

Ma nel secondo set raddoppia la percentuale di prime in campo. Si infuoca Berrettini, con gli occhi della tigre quando piazza il diritto incrociato e ricama la palla corta con cui allunga 3-1 e servizio. Non vuole perdere in casa, e mette le ali. Ottiene il doppio dei vincenti nel secondo set (10 a 5).

Il cielo si copre, sale il vento che soffia ancora. Il terzo set è questione di nervi, tenacia. Vince chi riesce a fare il meglio con quello che ha. Berrettini ha da mettere in campo il servizio e poco altro, nello scambio fa fatica ma non molla. Anzi, si sposta ogni volta che può per girare intorno al rovescio, contro un avversario che lo attacca sistematicamente nell’angolo sinistro. Gli ultimi due punti, poi, dimostrano la differenza fra un buonissimo e un ottimo giocatore. Berrettini ha chiuso in crescendo, mentre al georgiano scappava la racchetta di mano nel punto che ha portato l’azzurro al match point. Matteo ha vinto e gioito con l’orgoglio di chi sa come infiammare il cuore che batte per il tennis nel cuore di Roma.

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